Spesso i clienti si rendono conto della differenza troppo tardi. E invece essere preparati è importante per garantirsi maggiore consapevolezza e anche risparmio.
Consulenza
Offrire una consulenza significa consigliare il cliente. Non come farebbe un amico ma con gli occhi di un professionista che indossa i suoi anni di studio ed esperienza come lenti per leggere al meglio la problematica giudiziaria che gli viene sottoposta. E poi offre al cliente una spiegazione – teorica prima e pratica dopo – e consigli utili a prevenire eventuali problemi anziché doverli poi curare.
Ecco giusto qualche esempio di buone pratiche che molti non sanno di dover seguire:
Spesso avere prima il quadro generale, conoscere strumenti e conseguenze, anche economiche, può essere decisivo per affrontare la situazione nella quale ci si trova. Non sarebbe il caso, ad esempio, di sapere se un debitore è solvibile o meno prima di scegliere se e quale azione esecutiva avviare nei suoi confronti? E ancora, non gioverebbe conoscere la possibilità di un percorso di mediazione – attraverso metodologie Alternative Dispute Resolution (ADR) – più economiche e serene per risolvere il vostro problema?
L’avvocato può prestare la sua consulenza sia in forma verbale – durante un incontro, ad esempio – che scritta. Cambia il mezzo, ma il principio è sempre lo stesso ed è indicato chiaramente nell’art. 1 del Codice Deontologico Forense: «Le norme deontologiche sono essenziali per la realizzazione e la tutela dell’affidamento della collettività e della clientela, della correttezza dei comportamenti, della qualità ed efficacia della prestazione professionale».
Assistenza
Per l’avvocato, assistere un cliente significa accompagnarlo nel percorso, stragiudiziale o giudiziale, tracciato dalla questione sottoposta. Non soltanto presenziando agli incontri, riunioni, conferenze, udienze e ogni occasione d’incontro con il cliente e/o con soggetti terzi, ma anche scrivere, comunicare, redigere atti e pareri, correggere e/o modificare documenti di terzi.
Un modo per tradurre in fatti e documenti quanto discusso e pianificato in fase consultiva. Di solito, quindi, l’assistenza legale è successiva alla consulenza: ma entrambe, per prudenza, dovrebbero essere precedute dal conferimento di un incarico formale.
Spesso i clienti si rivolgono all’avvocato quando hanno un problema già formato e tendono a dare più importanza all’attività legale solo dopo aver firmato il mandato. In realtà, molto meglio sarebbe rivolgersi al professionista prima ancora che il problema si crei, sfruttando al meglio le opportunità che la consulenza continuativa con un legale può offrire: su tutte, costi più contenuti rispetto all’assistenza in un’azione legale e maggiore padronanza dei diritti e doveri di ciascuno.